Rassegna Stampa

I milanesi Kozminski ritornano sulla scena musicale con “Sempre più lontani”, disco composto da sei tracce che oscillano tra il rock alternativo dei Ministri e l’indie rock à la Arcade Fire.
28 Maggio 2019 – di Davide Lotto su rockit.it

[I Kozminski] …”sono artefici di un pop cantautoriale assolutamente curato e quadrato, cosa di questi tempi difficile da trovare in giro.
Si alternano invece rock solido con trame new wave un pò Denovo come in Respirare, pop piacevole come in Il Confine e Non ricordo niente, che ha chitarre raffinate imperniate su un arpeggio ostinato e piacevole.”
22 Maggio 2019 – di Dario Torre su csimagazine.it

Melodia, buon pop, rock e musica d’autore sono le componenti principali di questo godibile lavoro dei Kozminski, che della cantabilità dei loro brani e della profondità dei testi sembrano aver fatto una bandiera. Certo c’è anche dell’altro, dal momento che “Sempre più lontani” richiama qua e là un certo modo anglosassone (britannico, in particolare) di fare musica.
15 Maggio 2019 – di Giovanni Graziano Manca su piuomenopop.it

Sei tracce per quasi mezz’ora di musica, che spazia da un rock più solido e serrato (Finale, Venerdì) ad atmosfere più rarefatte (Non ricordo niente), passando per momenti di power pop solare (Il Confine, Un letto di macerie) e un sorprendente omaggio alla tradizione cantautorale italiana degli anni 70 e 80 (Respirare).
13 Maggio 2019 – Intervista su KULT underground di Davide Riccio

Sempre più lontani è il titolo dell’ultima fatica dei milanesi Kozminski band formatasi tredici anni fa e con all’attivo già quattro album in studio. Pubblicato lo scorso 1 aprile, Sempre più lontani è un EP autoprodotto, costituito di sei brani composti, registrati e arrangiati in una situazione di completa libertà e indipendenza che ha, evidentemente, dato i frutti sperati.
5 Maggio 2019 – di Mariangela Macocco su coeursandchoeurs.com

Quella dei Kozminski è una corsa libera dall’andatura fluida, proprio come quella dell’ex terzino dell’Udinese da cui prendono il nome.
2 Maggio 2019 – di Stefano D’Elia su Rumore

Bella l’energia trasmessa dai Kozminski, che condensano nelle sei canzoni suoni debitori dell’alternative anni ’90 e una verve nella scrittura piuttosto personale.
10 aprile 2019 – Recensione, intervista e streaming di Fabio Alcini su TRAKS

Press Archives

Un pop-rock indie che ricorda altri gruppi come Ministri e Nadar Solo, ma più delicato nell’approccio vocale: il rammentare i due gruppi citati non è sinonimo di mancanza di originalità, quanto di crescita in tempi e contesti sonori affini.
7 maggio 2014 di Arianna Marsico su Mescalina Musica

Il retrogusto di un suono che nei primi Diaframma ha coniugato rabbia e passione, aleggia nelle parole e nei giri di chitarra, piccoli scrosci emotivi di “La Metà”, incursione ritmica tra piccoli frammenti di vita sognante, un brano che può trainare con sfrontata bellezza tutto l’album, greve e pesante, trascinato nel rallentato e deluso testo di “Granularia”, nel complesso … molto vicini per certi aspetti ai Tiromancino delle prime fasi, dosando maggiormente il sudore di un rock nostrano in grado di guardare tutta l’Europa ed il sud degli States…
12 aprile 2014 di Nicola Tenani su sounds behind the corner

Un disco ricco di sfaccettature questo, non immediato, ma notevole sotto l’aspetto di eleganza stilistica e savoir faire generale, sicuramente una prova che vuole raccogliere frutti giorno dopo giorno, una carezza silenziosa contrapposta a momenti di follia per raccontare con acuto ingegno “Il primo giorno sulla terra”.
12 aprile 2014 su indiepercui

Il primo giorno sulla Terra non è solo il giorno in cui si viene al mondo. È soprattutto uno di quei giorni in cui si torna a sorridere, a guardare il sole e il mare, volti e colori, ma con una consapevolezza differente, perché è il risultato di un nuovo stato di cose raggiunto dopo tante difficoltà, dolore e delusioni. Il primo giorno sulla Terra è quello vissuto da un pesce, fuori dal suo ambiente naturale, che siede a tavola come gli umani. È disorientato, ma non per questo desiste dal suo obiettivo: continuare a vivere.
24 marzo 2014 di Maria Concetta Botrugno su losthighways.it

I Kozminski hanno un cantato magari poco incisivo o sono discontinui lungo un disco intero, ma sono onesti e non velleitari. Semplici e imperfetti.
19 marzo 2014 di Luca Freddi su OUTune.net

Il cuore del sta proprio in un trittico di canzoni a loro modo ambiziose: “Elliott”, signorile cantata folk-pop che dilaga in un concerto di droni spaziali, “Niente”, incupita danza sudamericana dilaniata dal suo alter-ego indemoniato, e soprattutto – forse il momento più glorioso – la vertiginosa progressione di “Roma”, in mezzo a dialoghi di filiformi tremoli di chitarra e clarino, e una ballata con pianoforte solenne, di certo il pezzo baricentrico con i suoi 7 minuti di durata.
2 marzo 2014 – Michele Saran su Dieci Piccoli Italiani n.33 su OndaRock

È come se avessero voluto fare un passo indietro per raccontare le autentiche sensazioni dei ricordi, delle emozioni e della quotidianità, che il tempo, inesorabilmente, tende a trasformare e cancellare.
07 febbraio 2014 – su shiverwebzine.com

I Kozminski se la giocano fino in fondo e hanno il merito di tentare il tutto per tutto con un cd lungo e difficile.
5 febbraio 2014 di Manfredi Lamartina – su rockit

I Kozminski hanno sempre tante idee […] numerose e differenti soluzioni che scelgono di adottare per connotare ogni brano in maniera tanto particolare quanto convincente e curiosa. Da lodare, ad esempio, la sensibilità che gli consente di capire con estrema lungimiranza quando è il caso osare con gli arrangiamenti (vengono in mente Granularia e Aspettare Il Mattino) e quando invece è opportuno non snaturare pezzi dal piglio pop (basti pensare a La Metà e a Grand Hotel Il Castello, i primi due brani in scaletta).
18 gennaio 2014 di Alessandro Basile – su EXTRA! Music Magazine

“Il primo giorno sulla terra” ad ogni ascolto lievita, cresce e matura grazie ad un (pop) rock d’autore lavorato e cesellato con tantissima cura ed in una maniera molto naturale, non forzata, canzone dopo canzone, strato dopo strato. Le 11 tracce sono immerse in una corrente melodica coinvolgente ed emozionante, a volte più brusca altre più dolce e suadente, sporadicamente spezzata da incursioni tanto varie ed estemporanee quanto riuscite e perfettamente inserite nel contesto.
9 gennaio 2014 di Gabriele Bacchilega – su impattosonoro.it

… si tratta di dieci inquadrature che ritraggono angoli diversi dell’animo umano, filtrati dalla lente della quotidianità, così verosimili nelle descrizioni da risultare tangibili ma al tempo stesso così sovrappensiero da portare altrove. Un disco che ha i nervi saldi del rock, l’intensità della wave e la testa nel folk pop più astratto e stralunato.
08 gennaio 2014 di Barbara Santi – su Rumore di Gennaio

Il baricentro espressivo sembra ubicato da qualche parte tra il pathos etereo di Riccardo Sinigallia, l’emotività scostante degli Intercity e l’estro del peraltro amato Lucio Dalla, con l’accortezza però di tradire spesso e volentieri l’imprinting italico per una potente duttilità di stampo british (tipo il Badly Drawn Boy più sofisticato).
31 dicembre 2013 di Stefano Solventi – su sentireascoltare.com

Un disco leggero, ben costruito, in cui testi cantautorali e melodie psichedeliche e rockeggianti convivono in ottimo modo. […] Sembra un viaggio dei pensieri, notturno, oscuro, onirico, a tratti leggero e ritmato, ma legato da un filo conduttore sapientemente creato.
27 dicembre 2013 di Laura Cesaretto – su rockshock.it

I Kozminski fanno il loro dovere ben calati in un universo pop di ricerca del tutto personale, misurato e ottimamente suonato. Così come i testi; di buon livello lirico appoggiati su melodie, devo dire anche difficili da canticchiare (e male non è, per nulla)
13 dicembre 2013 di Dario Torre – su hatetv.it

Grande respiro sonoro in ogni piccolo spazio della scaletta, spunti evanescenti di Battiato anni 80 (Ritornello, La notte), Riccardo Sinigallia (Grand Hotel il Castello, Niente), implosioni alla Benvegnù (Elliott) e la bellezza solinga di una ballata che è la titletrack sospesa in una chimica fastosa fino all’arpeggio poetico e amniotico di Dopo il tramonto, chicca gioiello che fa da cerniera a lampo a questo piccolo sogno per orecchi dilatati.
7 dicembre 2013 di Max Sannella – su lascena.it

Oscillano tra un’attitudine grunge che fa pensare ai Verdena (“Matera”), un gusto del noise che li spinge verso certi lavori di Giorgio Canali (“Così”) e un approccio più cantautoriale, riflessivo e malinconico, vicino alle canzoni di un De Gregori, per intenderci (“Il cane”, “Estate”).
23 marzo 2010 di Andrea Costantini – su rockit

Anche nella grigia periferia di Milano post industriale si può scrivere bene, e creare buone melodie. Tutto sta nel non fermarcisi troppo, e venir inglobati dalla vuota quotidianità trovando mille possibilità per viaggiare su e giù per l’Italia.
8 febbraio 2010 di Antonello Furione – su L’isola che non c’era

…sette episodi, per mezz’ora scarsa di musica, che si presentano con la delicatezza e la trasparenza del racconto per immagini.
22 gennaio 2010 di Paolo Gazzola – su storiadellamusica.it

…un percorso introspettivo che dalla loro ‘Milano’ giunge fino all’estremo sud (‘Lettera dall’Etna’), passando per i ‘sassi’ di ‘Matera (o le sue paure)’.
20 gennaio 2010 di Alfonso Fanizza – su mescalina.it

Deliranti e psichedelici, tristi come la nebbia e morbidi come i navigli, I Kozminski, con il loro album omonimo, regalano più di una perla e tante emozioni sincere.
20 dicembre 2009 di Josè Leaci – su saltinaria.it

Per la miseria, allora c’è qualcuno in questo paese che scrive e suona bella musica. Pochissime parole. Un disco bellissimo, ottime melodie ed ottime liriche. Una sezione ritmica che ti prende dentro.
9 dicembre 2009 di Antonio Viscido – su rockshock.it

Interviste