Testi

Sempre più lontani, 2019

Respirare

Finalmente la luce è spenta
Il pensiero allagato rallenta
Il buio è il mare schiacciato dalla tempesta
È il silenzio della guerra in testa.

Dal tuo balcone non si vedono neanche le stelle
E chi se ne frega tanto sono sempre quelle
Tanto poi arriva comunque qualcuno a cancellarle
Un sorriso ti costringe a dimenticarle.

E scusa tanto se
Non sopporto le persone
Sicure di
se gli aerei fossero gratis
non ci sarebbe bisogno di niente di più che uno zaino
e un cielo blu

Svegliarsi a mezzogiorno
uscire a camminare
senza motivo
senza pensare
un passo dopo l’altro
senza fretta
respirare
respirare
respirare.

Il confine

Basta tracciar dei trattini sulla cartina e non ci passi più dalla cucina
Se poi vuoi andare all’orto fammi vedere il passaporto
Così amore mio abbiam risolto
Da oggi c’è un bel confine in salotto
Di qua ci sono io e gli specchi
Di là tu, tutti i tuoi trucchi

Certo se poi scoprissimo che ci mancasse qualcosa
Sarebbe un problema andare dall’altra parte
senza farsi notare magari di notte
senza lasciapassare, non si deve sapere.

E poi – un’idea fatale – facciamo di più:
i matti li teniamo di là,
lontano da me, lontano da te
lontano da me, lontano da te.

Siamo il bene
Siamo la ragione
La legge ci tutela, che bella nazione.
Senza farsi notare, magari di notte…

Ma poi una domenica d’agosto riapriamo tutto
Tu porta il vino in cambio di una scopa
Spazza via le catene, amore,
ché non c’è niente da dichiarare.

Un letto di macerie

Così eccoci qui a parlare dei ricordi del mare
Facendo finta che la città
Non sia sul punto di sprofondare
Che tanto ricordare non fa male
Il passato è una storia che ci piace raccontare
Anche il romanzo più disperato
Deve fare i conti col mercato

E ammettilo che è molto meglio amarsi
Su un letto di macerie

Scusa puoi ripetere le ultime parole
Il soffitto è crollato sopra le scale
Il rumore era così piacevole
E la mia attenzione così instabile
Lo sai che per domani sono previste nuvole
L’aria non sarà più così immobile
Incontrarsi alla fermata del tram sarà davvero improbabile

E ammettilo che è molto meglio amarsi
Su un letto di macerie

Non ricordo niente

Non ricordo niente della noia di preadolescente,
del dovere aspettare
il mio babbo al mare
per giocare
Non ricordo niente di quel che ho imparato
Alle scuole superiori
Eppure ero bravo – quello lo ricordo –
i prof lo dicevano al ricevimento.

Non ricordo niente dei viaggi, delle lingue che ho parlato
Delle sere ubriaco, di riuscire a rientrare sempre a casa e di non vomitare.

Non ricordo niente del vestito che portavi quando pioveva fitto
Io ti aspettavo in macchina, sentivo alla radio il posticipo serale e ti vidi arrivare.

Non ricordo niente ma non ho perso la memoria
Mi dico solamente “è passato un po’ di tempo, che ci vuoi fare”

Non ricordo niente di quel che è stato poi il futuro

Venerdì

Lo senti anche tu l’odore del mare
la strada che ti chiama
e che non può aspettare
È come in un acquario
ridere nuotare
perder tempo respirare
darsi da fare
E poi lasciarsi andare
seguire il primo soffio di un pensiero
anche se non ti sembra vero

Ma guarda che esageri
guarda, non è così
non si muore di lunedì
non si muore di lunedì
non si muore ogni lunedì
non si muore ogni lunedì
Ma guarda che esageri
guarda, non è così
domani è già venerdì
domani è già venerdì

La porta alle tue spalle
ti chiama supplicante
ma ormai sei sulle scale
non puoi tornare
Lo senti anche tu l’odore del mare
la strada che ti chiama
e che non può aspettare

Ma guarda che esageri
guarda che non è così
non si muore di lunedì
non si muore di lunedì
non si muore ogni lunedì
non si muore ogni lunedì
Ma guarda che esageri
guarda, non è così
domani è già venerdì
domani è già venerdì

Finale

E guardo anche i cani, le facce dei bambini
Dei vecchi col gelato, dei macellai in agguato.
Gli ombrelloni sulla spiaggia li hanno chiusi già,
Le scuole son riaperte, che traffico ci sarà

Sono pronto
Pronto a tutto
Resto In piedi per te
Che ti aspetto da tanto
E non ho paura
Neanche di questo
Mare autunnale
Vieni con me
Per un nuovo finale

Io non potrei vivere qui
Non sopporterei gli inverni,
Le amanti disperate, le piogge battenti,
I regionali lenti, che vanno solo in posti
Senza residenti.

Sono pronto
Pronto a tutto
Resto In piedi per te
Che ti aspetto da tanto
E non ho paura
Neanche di questo
Mare autunnale
Vieni con me
Per un nuovo finale

Il primo giorno sulla terra, 2013


La metà

Come stai 
hai poi davvero chiuso tutto in un cassetto 
che non si sa mai 
Cambiare idea certe volte è così facile
E come va 
Abiti sempre in quell’appartamento lungo e stretto 
Pieno di vasi in attesa 
Dei tuoi fiori invisibili

Perché l’abitudine ti cambia soltanto a metà 
C’è tutto un pezzo di te che non se ne va

Ma lo sai 
che ancora aspetto quella notte di vento e di pioggia 
che non finiva mai 
e tu dicevi con quello che abbiamo 
non guariremo mai 
ogni estate passerà 
e tu non lo saprai 
non te ne accorgerai

Perché l’abitudine ti cambia soltanto a metà 
C’è tutto un pezzo di te che non se ne va

Grand Hotel Il Castello

Come faceva caldo al Grand Hotel Il Castello 
Le quattro stelle non comprendevano 
climatizzazione in barba a qualsiasi definizione.

“Tanto la sera fa più fresco, non si deve preoccupare”
Diceva la padrona dalla hall ch’era quella di vent’anni fa.

Sono più tranquillo 
Niente che controllo 
Tu sei il mio gioiello…. 
Tu sei il mio gioiello….

Il pensiero non riusciva comunque a divagarsi 
dietro questi innumerevoli e stupidi discorsi 
Discorsi…

Di tutto il circondario era il fiore all’occhiello. 
Mi sentivo soffocare nei lunghi corridoi 
“Sette piani deserti e affollati dai fantasmi dell’appennino” 
Diceva la ragazza in vacanza che vent’anni ha.

Sono più tranquillo 
Niente che controllo 
Tu sei il mio gioiello… 
Tu sei il mio gioiello… 
Tu sei il mio gioiello…

Ritornello

Quante volte c’ho provato
quante ancora non lo so
quante volte non mi accorgerò
che tutto è sbagliato
tutto è rotto e rincollato
Quante volte ancora proverò
a far finta che il passato
sia passato e ripassato
senza dire tornerò

Così adesso puoi provare
puoi mandarti a lavorare
puoi tornare ad aspettare

Poi parlare senza dire
per il gusto di riempire
ogni istante che verrà
Rimandare la partenza
conservare la pazienza
in attesa del bel giorno che sarà
Che sarà sono sicuro
l’avvenire il futuro
e l’applauso che poi seguirà

Così fermo nella stanza
accarezzo l’impazienza
fermo la foto che cadrà

Sarà il solito decoro
la fatica il lavoro
senza mai il tempo per me
ma lo so che non è vero
che il mio tempo è tutto intero
è abbastanza anche per te
è abbastanza anche per te
è abbastanza anche per te
è abbastanza anche per te?

Granularia

Il cammino sul sale 
mi porta nel mare 
l’estate cala già lontano 
è solo il ricordo di un gabbiano che vola via.

Le sedie di plastica 
attorno tavoli di pesce 
ai posti migliori 
i pesci grossi si godono il vento. 
Fiori e pini, 
la sporcizia del litorale: 
Tutto si confonde nel pulviscolo serale

Che riunisce anche le nostre parole, 
Si dissolvono antiche paure.

Cerchi concentrici sono le strade, 
e ancora sassi gettati alle onde
e infine solo un punto rimane.

Niente

Una sera m’hai detto 
“Il silenzio mi fa santa 
e il buio della notte 
s’intona ai miei occhi”. 
Ma poi è arrivata la pioggia 
e non c’è stato più niente di sicuro 
neanche un cane per la strada 
o un lampione addormentato su un muro

E la radio dei vicini, 
i piatti freddi 
tua madre e i suoi duemila assassini 
E alla fine il tuo letto galleggiante ha mollato gli ormeggi 
non l’hai più trovato
di ritorno dai tuoi viaggi

E non c’è niente che non riesca a dimenticare
Non c’è niente che non riesca a dimenticare

Niente di niente niente di niente niente di niente 
niente di niente di niente di niente di niente…

A un certo punto sei sparita 
E m’hai scritto da molto lontano 
“Finalmente sono impazzita 
devo stare attenta parlare piano 
la mia voce perde da tutte le parti 
lo dicevi anche tu 
‘Devi rassegnarti’.

Così adesso vivo in soffitta 
Non c’è nessuno che mi aspetta 
soltanto carta e una matita rotta 
così i pensieri scappano dalla mente 
e quando penso non penso a niente”

Roma

Dormi pure tranquillo, 
non ti cercheremo. 
Il capotreno ci annuncia che 
è sempre là nella carrozza tre.

Un bell’orologio e un bell’anello 
Parlano tra loro 
Mentre quei ragazzi 
Tornano dal salone della moto, dell’amore.

Roma da lontano, 
Roma da lontano, 
da lontano, 
da Milano

Lavori solo di pomeriggio 
E ti affacci su ventuno binari 
E i tifosi in trasferta 
Ci svegliano con le loro urla.

Zigzagare 
Tra la potenza domenicale 
Che ti dà il finto novembre.

Dal ponte vediamo galleggiare 
…palloni e bottiglie… 
“Non ho più sigarette, mi dispiace”

Agro romano nord
Agro romano nord
Agro romano nord 
Agro romano nord

Una vettura più nuova 
Avvolge me 
E i miei sms internazionali 
Segno e cura dei miei mali

Brandelli di sicurezza 
Disegnano il percorso 
Con forza e arrendevolezza 
Intorno Piazza Navona

Roma, mi allontano. 
Roma, mi allontano. 
Roma, mi allontano. 
Roma, mi allontano.

Elliott

“Dai tirati in piedi che c’è l’alba da vedere” 
il sole non aspetta non ha tempo da sprecare 
non ha neanche un momento per pensare 
com’è facile in fondo senza accorgersene poi lasciarsi andare”

Cammino a piedi nudi 
sopra il ghiaccio colorato 
fuori dalla porta muoio subito accecato 
o annegato nel silenzio soffocato dalla nebbia a fondo valle
che mi dice che i misteri non son tutti nelle stelle

E non lo so quando è stato 
che ho sbagliato 
il sentiero si è sdoppiato 
all’arrivo tu non c’eri 
E non t’ho più trovato

Poi la mattinata scivolata addormentata 
sopra il prato a fare niente 
a far finta di essere soli 
a giocare coi pensieri qualche ora 
immaginare di scappare, 
scomparire senza dire una parola

Ma tu cosa pensavi, 
quale nuvola guardavi 
aspettavi il temporaleo soltanto immaginavi 
il silenzio infinito stare zitto per cent’anni 
e lasciarci tutti quanti su una corda 
a gocciolare come i panni

E non lo so quando è stato
che ho sbagliato
il sentiero si è sdoppiato 
all’arrivo tu non c’eri 
E non t’ho più trovato

Aspettare il mattino

L’altra sera quando sono venuto da te 
ho bussato così forte 
che il muro tremava 
il vicino spiava

Mi guardava strisciare 
sul passato che non passa 
sul presente che non prendo 
sul futuro che mi arrendo

Che poi alla fine è solo una questione di tempo
per tornare a dimenticare 
di pensare 
di essere contento

Che comunque bisogna campare 
riempirsi la bocca e i pensieri
appoggiare il veleno sul comodino 
e aspettare il mattino

aspettare il mattino… 
aspettare il mattino…

Il sole che ti dice che un altro giorno è davanti alla porta 
E una pacca sulle spalle che la vita è così corta

Metti in fila tutti i mattini 
le facce dentro i finestrini 
il barista il suo caffè 
le sigarette, la nausea delle tre.

E il cervello è sempre più asciutto 
il cervello è sempre più asciutto 
il cervello è sempre più asciutto 
E alla fine spacchi tutto.

La notte

La testa china sui pedali 
mentre il vento sbatte tra i canali 
E Polizia per le strade 
E macchine velocissime.

Che paura, la notte! 
Che paura, la notte! 
Che paura, la notte! 
Che paura, la notte!

Dal ponte l’appeso si dondola, 
c’è già chi lo salverà 
Tradito è l’amico, 
il buio è freddo, 
nera l’acqua 
che lava il viso

Che paura, la notte! 
Che paura, la notte! 
Che paura, la notte! 
Che paura, la notte!

Finalmente io ti vedo, 
parole che vanno 
Molecole precipitano, 
di testa si tuffano 
Cascate che saltano, 
i tuoi argini che cedono

Fuori a fumare, a bere un bicchiere 
Fuori lo specchio, noi possiamo immaginare

Questa è la notte dove tutto è permesso, 
dove le mani si muovono spesso 
Attaccano e staccano 
il tempo che vuoi 
e il tempo che io non do

Il primo giorno sulla terra

Cammino per la strada 
Inganno il tempo ma non frego il freddo 
Sono appena atterrato 
Vedo le squadre speciali dei vigili urbani 
Qualcuno ha divelto un palo.

Ho un po’ di paura e molto stupore 
Ho un po’ di paura e molto stupore

E anche il lavoro
Non è più lo stesso: 
La bionda alla reception, 
Le battute tue sul calcio 
Sono tutte ricoperte
Da una polvere lunare.

Ripenso ai miei nonni 
Alle case popolari 
Si affacciavano di sera 
Per guardare dai balconi 
Lo spettacolo muto
Dell’oceano Pacifico, pacifico.

 La mia tuta spaziale
Tutta sporca di merda 
Durante il viaggio 
Ho avuto il timore 
Di non riuscire ad arrivare 
Di non poterti mai vedere

Di nuovo è la sera, 
la sera nuova del mio primo giorno sulla terra. 
Non mi scorderò mai la faccia della terra dalla luna 
quando viene sera, 
la sera nuova del mio primo giorno sulla terra:
non mi scorderò mai la faccia della terra dalla luna, 
dalla luna, dalla luna…

Dopo il tramonto

Il sole precipita nel mare 
senza dire una parola, senza fiatare
vuole credersi più forte perché sta zitto e non c’è niente che gli fa male

Ma nel buio della stanza non ci credo
che non lascia liberi i pensieri di annegare
e di vedere com’è facile immaginarsi piccolo e sincero, rompere il culo al cavaliere nero

E poi una lacrima gli cade sul cuscino
gli bagna i pensieri li richiama dal camino
che è tardi, bisogna prepararsi tutti in fila per il mattino

Kozminski, 2009

Matera (o le sue paure)

Rosso pastello, celeste compatto 
Su case di pietra, su intonaci bianchi bianchi bianchi 
Su terre di luna bruciate dal vento 
Alla radio ci danno un pugno di sabbia.

Matera o le sue paure 
Oggi sono la stessa cosa 
Matera, la curiosità di te 
Qui è un’altra, un’altra cosa

Bianco accecante tra le cisterne
Per l’acqua piovana dietro la chiesa, chiesa chiesa 
Giallo acceso e odore di fuoco 
Carni alla brace per le narici

Matera o le sue paure 
Oggi sono la stessa cosa

Così

Come un ladro che non sa che cosa fare 
come un prete che non sa più cosa farsi rubare 
Così così 
Come un ritaglio di giornale perso in mezzo al temporale
come l’acqua dei pensieri che non sa dove scappare 
Così così 
Che poi l’hai detto anche tu quando ci siamo rivisti 
molto meglio impazzire che non riuscire a capirsi 
Così così 
Così ti ho preso in parola anche se tu eri muta ho regalato ogni cosa alla prima sconosciuta

Così così 
vi lascio qui e parto parto così

Come un insetto senza ali sta imparando a volare
come la polvere che balla e non si riesce a fermare 
Così così 
e il temporale ti sorprende mentre nuoti in mezzo al mare 
e non sapere se tornare o continuare e rischiare 
Così così 
E c’ho provato a scappare ma non è mai sufficiente 
ogni volta ti ritrovi un passo indietro da niente 
Così così 
e non c’è niente da fare è più forte di noi 
non ti resta che invecchiare ripetendo prima o poi

Così così 
vi lascio qui e parto parto così

Lettera dall’Etna

Cara, è necessario 
scrivere, rileggere, centellinare le parole. 
Nere come questa terra. 
E’ tutto chiaro: la ragione e il sentimento. 
E via dicendo. 
Una canzone, un’immagine, una parola, 
un silenzio, una data, un numero oppure un’ora. 
E il mio punto si scioglie all’improvviso, ridiventa fluido caldo 
e la lava va, la lava va, la lava va verso valle.

Gli alberi non sono solo alberi 
da una parte all’altra della barricata. 
L’amore è un Etna che non può tenere tutto dentro, 
in virtù del solo fatto di non lasciarsi andare o del rispettare le case circostanti. 
La fine è incomprensibile.

Il cane

Non continuare a dire che tutto va bene 
Perché ogni cosa in fondo ha un prezzo che conviene 
Non continuare a dire che tutto è immobile 
che ogni rabbia in fondo è solubile

Certe volte sono lì a camminare, tutto è normale 
perché nessuno in fondo sta così male 
Certe volte invece poi mi sembra di essere di un cane 
mille possibilità per scappare e invece rimane.

Milano

Come fai a chiamarla città 
Ogni volta ci perdi il sonno 
ti chiedi cosa sia una città 
“Persone che si muovono tra le parole” 
Che poi parole non sono mai 
Che poi parole non sono mai

Le case con i mostri sopra i portoni 
le finestre che si nascondono 
E poi c’è il mistero dei fili 
Dove vanno da dove vengono 
Che poi andare non vanno mai 
Che poi andare non vanno mai

Ma non mi voglio accontentare 
la luna in piazza Bausan ha parlato 
Ha detto pensa ai parchi di notte 
agli alberi muti al silenzio delle fontane

E la domanda è ancora chi comanda 
se qualcuno si sta mangiando la città 
Se anche lui lo sa che qui si affonda 
Che si muore in questa umidità 
Che poi morire non si muore mai 
Che poi morire non si muore mai

Alla fine c’è l’illusione dei quartieri 
Quelli vivi dei vicini innamorati 
Quelli freddi dei palazzi tutti interi 
E i più belli dove si sente suonare 
Che poi suonare non si suona mai 
Che poi suonare non si suona mai

Ma non mi riesco a concentrare 
la luna in piazza Bausan ha parlato 
Ha detto pensa ai parchi di notte 
agli alberi muti al silenzio delle fontane 

Il sole delle otto

Dalla finestra entra il sole delle otto 
Vai in bagno hai il naso rotto 
Sulle mani sangue e lividi 
Pensi a ieri sera: hai i brividi 
Eri al bar, la solita gente 
Birra sorrisi il solito niente 
Entra lei con i suoi amici 
Pensi, sogni, ma poi non dici 
Si avvicina a un tavolino 
Il barista fa un inchino 
Hai deciso, ti fai sotto 
“Questa volta dico tutto”. 
Un martini, ti avvicini 
Un sorriso, poi cammini 
Ma che cazzo! 
Cos’è stato? 
Stai cadendo, 
sei inciampato.

La mia faccia sullo spigolo 
Il mio naso si apre ad angolo
Piove sangue sul suo seno
E lei grida senza freno 
Voglio dire “mi dispiace Io ti amo senza pace” 
Ma lei grida troppo forte 
“Pazzo! Sangue! Sangue! Morte! Oh Morte!” 
E poi scoppia un gran casino 
Sono steso al pavimento 
Sento un tacco dentro al mento 
Vola anche un tramezzino 
“Aiutate l’aggredita!” 
Mi cammina sulle dita
“È sotto choc, impazzita” 
Lo sgabello sulla vita

Poi arriva l’ambulanza 
Resto solo nella stanza 
Portan via la mia bella 
Mi raccolgo le budella 
Moribondo m’incammino 
Mentre arranco dentro al buio 
Penso al suo e al mio destino 
Lei che grida, io muoio, io muoio 
Lei cullata dalla gente 
Io sconfitto, senza niente 
Là isteria collettiva 
Qui una rabbia istintiva 

Estate

E’ il rumore della frutta 
che si agita nel piatto
mentre tutto il vicinato sta cercando
di buttarsi dal tetto 
E non sai dove guardare 
se rimetterti a dormire 
o provare a pensare 
se si muore 
per un poco di rumore 
Metti un piede sul tappeto 
fuori piove olio e aceto 
i banchetti del mercato stan facendo
marcia indietro 
Ti avvicini a una tazzina 
le domandi se è mattina 
ti risponde che è già sera, 
il pomeriggio si avvicina 
Sono fuori dalla porta sulla strada 
c’è una torta l’hanno uccisa nella notte, 
l’han mangiata ch’era già morta 
Ne raccolgo un pezzettino 
chiedo a lui se è già mattino 
mi risponde “Il sole è alto… 
dentro al bar dell’assassino” 
Seguo un’ombra in bicicletta 
ma la perdo giù in piazzetta 
c’è un vecchietto a petto nudo, 
prende a pugni una maglietta 
Poi mi appoggio a una panchina 
c’è un cestino che cammina 
sta cercando di raggiungere una lattina 
C’è una radio che straparla 
sta gridano di arrestarla 
la città è affogata 
non si riesce più a fermarla
Chiedo a un pino se sia vero
se sia tutto così nero 
mi risponde il marciapiede sostenendo 
che sia colpa del pensiero 
Così torni dentro casa 
ricominci dall’attesa 
di vedere il pavimento, 
soffocato, che riposa 
Ti sdrai sul divano 
il soffitto ride piano 
chiudi gli occhi, li riapri: 
tutto è già lontano.

Bausan, 2007

Luce (Il cinese)

Il cinese dai denti d’argento 
Labbra sudate che mordono 
La voglia di cose comuni 
(E i messaggi dalle pubblicità) 
L’opposto di turisti milanesi 
Il pasto è buono e nutriente 
È un economico sfoggio di coraggio 
Le mappe degli autobus di notte 
Capezzoli dritti dalle magliette… 
Capezzoli dietro le magliette…

Lo studio dopo l’esperienza 
L’esperienza del tuo carrozziere 
Non portare l’orologio 
(Non lo porti? 
Non lo portare!) 
Gli orari dei treni nella notte 
Capezzoli dietro le magliette… 
Capezzoli dritti dalle magliette…

Lo spazio

E’ tanto che non so 
che non mi libero 
E’ tanto che non c’è 
Voglia di correre

Ecco cosa c’è 
non so vivere 
né sorridere 
E non mi piace che…

Quindi che farò 
forse proverò 
stringersi si può 
e mi accontenterò

Ma ora cosa c’è 
stai dicendo che 
non va bene a te 
E non ti piace che… 

Modern life is war (un abile alibi)

Faccio il censore delle mie sensazioni 
Cosicché tutto rimane al sicuro 
Lei non è la prima 
L’ultima che fugge da me 
Lei invece non la sbrano più

Come conta il quanto 
E non conta chi! 
Cosicché tutto rimane sicuro 
Sì, è stata una buona scopata 
Ma tutto ora rientrerà 
L’esperimento è solo un abile alibi 
Un abile alibi…

Gas Works

Aquiloni volanti 
Come i complimenti alle scarpe rosse 
Avvolgono la scena. 
Qui al Gas Works si sta bene 
Si ha quasi l’illusione di stare al mare 
Con il ponte in lontananza 
Scatto foto. 
Dove sei?… dove sei?…

Quattro ragazze con le tette grosse 
Fanno le stesse foto 
Chiudo gli occhi, 
qui al Gas Works 
Tira vento, 
qui al Gas Works 
Lei mi amerebbe, 
per sempre 
Qui al Gas Works, 
un cane si chiama Yogi 
Si sta bene, 
si sta bene, 
si sta bene, 
si sta bene! 

…love of the loveless… 

L’attesa di Teresa

Teresa guarda il suo orologio nuovo
Accende il fuoco si prepara un uovo 
Si guarda le mani che non tremano più 
Sente i rumori che arrivano da su.

Ha appena deciso di avere un segreto 
Ma ci ripensa e il segreto non c’è già più 
Prende un po’ di sale, l’olio, l’aceto 
E deve ammettere di non sentirsi giù 
“Ho fatto quello che c’era da fare. 
Non mi pento, non ci penso più. 
Mi ha detto ora siete in due devi aspettare. 
Ma chi non serve a niente adesso sei tu”

Teresa è seduta a mangiarsi il suo uovo 
E ha negli occhi un mondo tutto nuovo 
Un mondo grande in cui niente va nel cestino 
Un mondo grande tutto per lei 
E per il suo bambino.

Teresa guarda correre la lancetta 
Si tocca la pancia e pensa che non c’è fretta. 
Teresa lì davanti al capo non sa che fare 
Lui dice: “Ora siete in due non puoi tornare” 
E’ in quel momento che ha deciso 
Che era ora di meritarsi il paradiso

Si è fatta spiegare come si fa una bomba 
Tra due minuti l’ufficio sarà una tomba 
Quella faccia, il telefono, le foto sul muro 
Saranno solo un ricordo molto scuro.

Teresa ha finito e si beve un caffè 
Non dovrebbe ma ne ha voglia e tant’è 
Sta pensando a come sarà il futuro 
Se il suo bambino, come lei, sarà un duro. 
E già lo vede piegato sui libri di storia 
A imparare la strage di Teresa a memoria 
Chissà se sarà santa o assassina 
Ma non importa la fine è ormai vicina 
Suo figlio studierà davvero la storia 
La prima bomba da imparare a memoria 
Non saprà mai che grazie a lui è stato meglio 
Come non saprà mai 
Di chi è figlio 

Una colata di ghiaccio

Avanti e indietro 
Davanti alla colata di ghiaccio 
Fissando il momento 
Sopra il circolo polare 
Dei miei pensieri 
Discioltisi un poco 
Dalla condivisione 
Di una foto, 
In una foto